La Divina Commedia. Edizione UTET (2013) by Dante Alighieri
autore:Dante Alighieri [Alighieri, Dante]
La lingua: ita
Format: epub
editore: UTET
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00
CANTO XII
ANCORA PRIMA CORNICE.
I due poeti procedono, lasciando indietro le anime. Tredici scene di superbia punita figurate sul pavimento. Al varco per salire, un angelo cancella dalla fronte di Dante uno dei sette P; e questo rende al poeta agevole la salita.
Di pari, come buoi che vanno a giogo,
m’andava io con quell’anima carca,
fin che ’l sofferse il dolce pedagogo.
4
Ma quando disse: «Lascia lui e varca,
ché qui è buon con la vela e coi remi,
quantunque può, ciascun pinger su barca»,
7
dritto, sì come andar vuolsi, rife’ mi
con la persona, awegna che i pensieri
mi rimanessero e chinati e scemi.
10
Io m’era mosso, e seguia volontieri
del mio maestro i passi, ed ambedue
già mostravam com’eravam leggieri.
13
Ed el mi disse: «Volgi gli occhi in giue:
buon ti sarà, per tranquillar la via,
veder lo letto de le piante tue.»
16
Come, perché di lor memoria sia,
sovra i sepolti le tombe terragne
portan segnato quel ch’elli eran pria,
19
onde lì molte volte se ne piagne
per la puntura de la rimembranza,
che solo a’ pii dà de le calcagne;
22
sì vid’io lì, ma di miglior sembianza
secondo l’artificio, figurato
quanto per via di fuor del monte avanza.
25
Vedea colui che fu nobil creato
più ch’altra creatura, giù dal cielo
folgoreggiando scender, da un lato.
28
Vedea Briareo, fitto dal telo
celestial, giacer da l’altra parte,
grave a la terra per lo mortal gelo.
31
Vedea Timbreo, vedea Pallade e Marte,
armati ancora, intorno al padre loro,
mirar le membra de’ giganti sparte.
34
Vedea Nembròt, a piè del gran lavoro,
quasi smarrito e riguardar le genti
che in Sennaàr con lui superbi foro.
37
O Niobè, con che occhi dolenti
vedeva io te segnata in su la strada,
tra sette e sette tuoi figliuoli spenti!
40
O Saùl, come su la propria spada
quivi parevi morto in Gelboè,
che poi non sentì pioggia né rugiada!
43
O folle Aragne, sì vedea io te
già mezza aragna, trista in su li stracci
de l’opera che mal per te si fe’.
46
O Roboam, già non par che minacci
quivi ’l tuo segno; ma pien di spavento
nel porta un carro sanza ch’altri il cacci.
49
Mostrava ancor lo duro pavimento
come Almeòn a sua madre fe’ caro
parer lo sventurato adornamento.
52
Mostrava come i figli si gettaro
sovra Sennacherìb dentro dal tempio,
e come morto lui quivi lasciaro.
55
Mostrava la ruina e ’l crudo scempio
che fe’ Tamiri, quando disse a Ciro:
«Sangue sitisti, e io di sangue t’empio.»
58
Mostrava come in rotta si fuggiro
gli Assiri, poi che fu morto Oloferne,
e anche le reliquie del martiro.
61
Vedea Troia in cenere e in caverne:
o Iliòn, come te basso e vile
mostrava il segno che lì si discerne!
64
Qual di pennel fu maestro o di stile
che ritraesse l’ombre e’ tratti ch’ivi
mirar farieno ogne ingegno sottile?
67
Morti li morti e i vivi parean vivi:
non vide me’ di me, chi vide il vero,
quant’io calcai fin che chinato givi.
70
Or superbite, e via col viso altero,
figliuoli d’Eva, e non chinate il volto
sì che veggiate il vostro mal senterol
73
Più era già per noi del monte volto
e del cammin del sole assai più speso
che non stimasse l’animo non sciolto,
76
quando colui che sempre innanzi atteso
andava, cominciò: «Drizza la testa,
non è più tempo di gir sì sospeso.
79
Vedi colà un angel che s’appresta
per venir verso noi; vedi che torna
dal servigio del dì l’ancella sesta.
82
Di reverenza il viso e gli atti adorna
sì che i diletti lo inviarci in suso;
pensa che questo dì mai non raggiorna.
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